CORREVA L’ANNO 1985. TERREMOTO A BARDI. I MESI DELLA TENSIONE E DELLA PAURA PER TUTTA LA COMUNITA’
BY GIUSEPPE BEPPE CONTI
La primavera e l’estate del 1985 sono ancora ben presenti nella memoria di tanti bardigiani, lo “sciame sismico” preoccupò per molte settimane la comunità locale sino alla “botta” del 15 agosto 1985 che, veramente, spaventò tutta la popolazione. Oltre ai tanti articoli della Gazzetta di Parma anche i quotidiani a testata nazionale si interessarono del sisma.
LA STAMPA VENERDÌ’ 23 AGOSTO 1985
C’è un paese bianco di paura vive la dimensione terremoto
Viaggio a Bardi, nel Parmense, trecento scosse in due mesi. Quattromila abitanti, che raddoppiano d’estate col ritorno degli emigrati – Quest’anno il deserto, dopo un sisma del 7° – Nessuno li ascolta, ora preparano un piano di emergenza.
DAL NOSTRO INVIATO BARDI (Parma) —
Quasi trecento scosse In due mesi, un tormento e un’ossessione sui crinali dell’Appennino Parmense. Le ultime due la notte scorsa, un’altra notte passata sotto le stalle, come Ieri e prima di Ieri. Era ferragosto, quando la terre ha tremato più forte: settimo grado scala Mercalli. In una zona sismica per eccellenza. forse potrà anche essere normale, come hanno fatto credere da Roma: niente paura, .si Invita tutta la popolazione a mantenere la massima calma-. Hanno scritto che non c’è perielio, di stare tranquilli. Ma Bardi è il Comune più grande della provincia di Parma, disteso sul fianchi della Val di Ceno, non riesce a darsene ragione. Piero Strinati. 11 vicesindaco, sussurra appena: -In Friuli ci furono 340 scosse da giugno a settembre e poi la terra si ruppe e fu il disastro. Da noi ce ne sono già state 300. Hanno un bel dirci di star tranquilli Dimensione paura a Bardi. Arrivando in paese c’è il campo sportivo sulla sinistra. Stadio piccolo, dignitoso, con tanto di tribune coperte. Il prato però non c’è più: ‘Per forza, la notte ci dormono in centinaia-, spiegano al bar. Ecco la storia di un terremoto annunciato, ogni giorno minacciato dalle viscere della terrò, a un’ora qualsiasi. Crisi sismica, l’han chiamata gli esperti.Può succedere, in Italia-. Tutte le volte sembra uno scoppio, una gran botta e la paura che ti prende lo stomaco. Bardi adesso non sa più cosa fare. Qui vive gente di montagna, e questo è un paese di emigranti. Vita di campi e di turismo. E il turismo è quello del figli perduti che ritornano ogni estate alle loro radici. Non parlano più italiano, lo strascicano appena. Gli uomini hanno conosciuto donne inglesi, tedesche, francesi. Quest’anno sono arrivati, hanno posato le valigie, poi sono ripartiti. Subito. Hanno sentito la terra urlare, visto i muri creparsi, hanno ascoltato gli altri brontolare con gli occhi spalancati. Meglio partire. In Comune sono giunte 200 denunce per lesioni nelle case. La Chiesa di Santa Maria, nella piazza grande, è stata chiusa: «Le scosse le abbiamo sentite mentre facevamo Messa-, racconta il parroco. Fuggi fuggi generale, i fedeli a pigiare contro 11 portone, calcinacci sul pavimento e sulle panche. Dentro c’è una pala del Parmigianino. Ora non ci va più nessuno a vederla. Domenica è venuto giù il comignolo del teatro di Maria Luigia. La terra ha tremato appena due secondi, ma è bastato: 6° grado Mercalli. Crepe nelle case, facce bianche per le strade. Il Municipio è lesionato. L’altra notte si sono sentiti ancora due botti, più leggeri. Strinati, però, ne ha avvertito un altro e solo dopo s’è accorto ch’era un sogno. -E’ un Incubo ormai-, dice Dino Aldrovandi, assessore al turismo. -Anche perché nessuno sembra darci troppo retta-. Il sindaco, Luigi Pelizza, ha scritto al prefetto di Parma la prima volta il 22 luglio: -La terra trema da un mese, che dobbiamo fare?- Niente. -Assestamento isolato in fase decrescente-, ha detto l’Istituto nazionale di geofisica di Roma. Fase decrescente? Manco a dirlo, a ferragosto è arrivata la scossa di 7° grado. Altro telegramma, «chiediamo cento tende e 50 roulottes-. Nessuna risposta. E la terra continua a tremare: 6° grado, 4° poi 5°. Uno sciame. -In pratica-, brontola Pelizza, «ci di cono di arrangiarci-. E Bardi cerca di farlo. Spiega il sindaco: -Stiamo preparando un piano di emergenza. Se succede qualcosa almeno sarà tutto pronto. Però avremo fatto da soli, questo va detto. Picconi, pale e ruspe. Lavoriamo. C’è il campo sportivo, stiamo approntando prefabbricati per ospitare gente, ci sono 50 posti letto nelle scuole. E possiamo contare su una trentina di persone, fra forze dell’ordine, vigili e volontari, che potrebbero intervenire subito-. Restano comunque altri problemi: In questo paese di quattromila abitanti che diventano tre volte tanto d’estate vive per la maggior parte gente anziana, che ha passato la sessantina. E poi ci sono 1 contadini della valle, attaccati al loro pezzo di terra, e un sacco di frazioni sui crinali: -Se succede qualcosa come facciamo ad aiutarli? Tanto più che l’ospedale più vicino è a trenta chilometri e per arrivarci bisogna correre su una strada di montagna, tutta curve e tornanti. Cosi a Bardi i giorni della paura sembrano non finire più. Tutti gli anni qui fanno la festa dell’emigrante, sono in ventimila quel giorno, brindano col Lambrusco e ripetono “questa terra è la mia terra”-. Questa volta non c’era quasi nessuno.
Pierangelo Sapegno