SAMORÉ ANTONIO
Bardi 4 dicembre 1905-Roma 3 febbraio 1983
Nato da Gino, segretario comunale, e Giuseppina Basini.Frequentate le scuole elementari a Bardi, a undici anni entrò nel Seminario vescovile di Piacenza. Fu ammesso (1921) al collegio Alberoni di Piacenza, ove completò gli studi liceali e il ciclo teologico. Ricevette l’ordinazione sacerdotale il 10 giugno 1928 e nel 1929 fu assegnato come vice parroco a San Savino in Piacenza, appena dopo aver conseguito la laurea in sacra teologia. È del 1930 il primo suo scritto di cui si abbia notizia, pubblicato in un giornale locale: una perorazione per la costruzione della nuova chiesa di Bardi (Un progetto, in Eco di Bardi, numero unico, 10 agosto 1930, 3). A ventisette anni fu chiamato al servizio della Santa Sede e inviato presso la Nunziatura Apostolica in Lituania, ove rimase per sei anni come addetto e poi come segretario della Nunziatura stessa. Fu in quel periodo che ebbe a compiere missioni e viaggi nei paesi baltici e in Polonia. Il ricordo, la stima e l’amicizia per quelle nazioni gli rimasero per tutta la vita ed ebbero conseguenze positive anche a distanza di molti anni. Nel 1938 conseguì la laurea in diritto canonico all’Ateneo Lateranense in Roma. Dopo una breve permanenza nella Nunziatura Apostolica di Berna, fu chiamato in Segreteria di Stato, prima sezione, ove rimase per nove anni cruciali: gli anni della seconda guerra mondiale. Tracce e indicazioni sull’attività del Samoré in quegli anni si trovano nella monumentale pubblicazione degli Atti e documenti della Santa Sede relativi alla seconda guerra mondiale (pubblicati tra il 1967 e il 1981). Nella prima parte del terzo volume il Samoré, allora minutante presso la Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari, viene citato come destinatario di un incarico delicato. Si trattava di una notizia che il nunzio apostolico Borgongini Duca aveva trasmesso il 1° ottobre 1940 al cardinale Maglione, segretario di Stato: il governatore tedesco del territorio polacco, ministro Hans Frank, che faceva professione di cattolico, intendeva far giungere al papa l’assicurazione che ogni Suo augusto desiderio sarebbe stato accolto da lui nel miglior modo. Di fronte alla comunicazione di Borgongini Duca, Tardini, stretto collaboratore del Maglione, postillò la lettera con queste parole: Mons. Samoré suggerisca qualche cosa che si potrebbe chiedere al Dott. Frank. Dunque già allora al Samoré vennero affidati compiti delicati e che richiedevano intuito diplomatico e psicologico, che non si possono definire soltanto di carattere esecutivo. Dagli Atti pubblicati, risulta che nel luglio 1943 il Samoré fu l’incaricato della Segreteria di Stato per gli affari della Polonia e poco dopo (ormai non più minutante ma attaché) si occupò anche della sorte degli ebrei deportati in Germania. A guerra appena finita, Myron Taylor, rappresentante del presidente degli Stati Uniti presso la Santa Sede, richiese una relazione sui punti di vista del papa sulla Russia e sul comunismo. La risposta fu affidata al Samoré, che preparò una nota il cui abbozzo fu sottoposto a Tardini il 23 giugno 1945. Stesa il 28 in bella copia, fu presentata a papa Pio XII, che l’approvò apportando due sole modifiche. Ricco di quella intensa esperienza fatta durante nove anni di attività, nel 1947 il Samoré fu promosso consigliere di Nunziatura e inviato nella Delegazione Apostolica degli Stati Uniti. Il 30 gennaio 1950 fu nominato arcivescovo titolare di Tirnovo e trasferito in Colombia come nunzio apostolico. Tra i documenti della Segreteria di Stato, si trovano non poche minute, relazioni e lettere scritte in uno stile asciutto, essenziale e chiaro, quale era quello del Samoré. Ebbe a maestro in quegli anni monsignor Tardini e apprese, non senza pene e fatiche, la disciplina della sobrietà e della riservatezza: una nota diplomatica che gli chiese di preparare per richiamare energicamente l’attenzione del Governo tedesco sulle crudeltà e le prepotenze attuate in Polonia, Tardini gliela fece rifare diciassette volte prima che il testo venisse definitivamente approvato (l’episodio è ricordato anche da Nicolini nella biografia del cardinale Tardini). In Colombia il Samoré si trovò a essere la voce ufficiale della Santa Sede: rimangono i testi di un centinaio di allocuzioni, discorsi, omelie, scritti e radio-messaggi, diluiti in un periodo di meno di tre anni. Sono discorsi diplomatici, prolusioni e relazioni e toccano, oltre che argomenti religiosi, iniziative caritative, incoraggiamenti al progresso sociale e culturale, illustrazioni di carattere storico, interpretazioni dei documenti pontifici e il discorso di risposta all’Università che gli conferì la laurea honoris causa in filosofia e lettere. In quegli scritti e discorsi si colgono due aspetti caratteristici del Samoré: molti suoi interventi furono fatti per promuovere opere nuove o per consacrare opere puntualmente compiute, col dinamismo che sempre lo contraddistinse, inoltre nei discorsi e negli scritti di allora anticipò le principali tematiche affrontate negli anni seguenti nelle encicliche papali e nello stesso Concilio ecumenico (la pace tra le nazioni, l’impegno nel sociale, l’apostolato dei laici, i problemi dei giovani, la missione della Chiesa nel mondo moderno). Nel marzo del 1953 il Samoré venne chiamato dal papa all’ufficio di segretario della congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, in quella prima sezione della Segreteria di Stato che lo aveva visto operare fin dal 1938 come minutante. In tale ufficio rimase durante il pontificato di Pio XII, poi con Giovanni XXIII e ancora con Paolo VI, finché non fu nominato cardinale nel Concistoro del 26 giugno 1967. Nel 1956 riprese a diffondere la sua voce pubblicamente e a mezzo della stampa, perché, sia pure conservando l’ufficio di segretario della Congregazione per gli Affari ecclesiastici Straordinari, dovette adempiere missioni esterne o collaterali e occuparsi di altri incarichi di rilevo che imponevano attività pubbliche. Fu infatti membro della Commissione preparatoria della Conferenza generale dell’episcopato latino-americano (tenuta a Rio de Janeiro nel luglio-agosto 1955), poi segretario, vice presidente e infine presidente della commissione per l’America Latina (dal 1958 al 1969), consultore delle Sacre Congregazioni per la Dottrina della Fede, in quella per i Vescovi e in quella per la Chiese Orientali, fu presidente della Pontificia Commissione per la Russia, consulente della Commissione preparatoria del Concilio e membro della commissione Conciliare per l’Apostolato dei Laici. È da rilevare come tra tanti gravosi impegni affidatigli, il Samoré non rallentò quelli pastorali e di carità: l’idea di promuovere la costruzione di un accogliente sito per i vecchi in Bardi (Villa Mater Gratiae) è del 1957 (l’inaugurazione è del settembre 1960), nel 1963 progettò la costruzione della Casa della Gioventù (l’inaugurazione avvenne nella Pasqua del 1965) e nel 1967 progettò la costruzione della Scuola materna, inaugurata nel settembre del 1973. Ma contemporaneamente a Roma diresse Villa Nazareth e il convento delle suore di Vetralla. In quegli stessi anni, tra i molti scritti e discorsi, iniziò la sua partecipazione alle attività della Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi. La prima relazione è del 17 settembre 1961, in una seduta nel Castello di Bardi promossa in suo onore. Il Samoré parlò del collegio notarile istituito dall’imperatore Mattia l’8 novembre 1616 a Bardi e ricevette da Roberto andreotti, presidente della Deputazione, il diploma di membro emerito onorifico. Negli anni successivi intensificò i rapporti e nel 1974 presentò in una solenne seduta a Parma, la Bibliografia generale delle antiche Province Parmensi, opera di padre Felice da Mareto. Per restare nell’ambito dei suoi interventi culturali nell’area di Parma, nel 1975 presentò nella badia di torrechiara il libro di Angelo ciavarella su Luigi Battei, libraio, tipografo, editore. Poi iniziò la serie delle sue relazioni alla deputazione e delle sue pubblicazioni, con le quali pose vaste e solide basi per le ricerche future sulla storia dello Stato Landi: tra queste, l’Atlante storico dei territori di Bardi, Borgo Val di Taro e compiano che è la sua maggiore opera di carattere storico. Concorsero a queste ricerche e studi la felice coincidenza dell’affetto per la terra natale, la sua passione per la storia, la capacità a renderla piana e attraente anche per il lettore non aduso e la disponibilità che egli ebbe dell’accesso agli archivi (non soltanto a quello vaticano e a quello Doria Landi Pamphily). Per la Deputazione di Storia Patria, vanno ancora ricordate la presentazione di un’altra pregevole opera di Felice da mareto, Chiese e conventi di Parma, la celebrazione del millennio dell’insigne abbazia di San giovanni Evangelista di Parma, e infine la commemorazione con cui il 14 dicembre 1980 illustrò la vita e le opere di padre Felice da Mareto. Tutto ciò nella continuità dei suoi impegni ecclesiastici come prefetto, dal novembre 1968 al gennaio 1974, della Sacra Congregazione per la Disciplina dei sacramenti, carica che comportava responsabilità senza limiti territoriali e di essenziale rilevanza per la Chiesa e per i cattolici di tutto il mondo. Si occupò di Studi cateriniani, del collegio Alberoni (la cui Storia, curata da padre Felice Rossi di Piacenza, seguì con assidua attenzione), del Centro Studi della Valle del Ceno, che fu solennemente inaugurato il 23 aprile 1973 e che presiedette per dieci anni, promuovendone tutte le iniziative culturali (dieci pubblicazioni), le mostre, le conferenze, i concerti, ma soprattutto stimolando e seguendo le attività intese a restaurare il castello di Bardi. Fu uomo aperto a tutti gli aspetti, i problemi, le attese e le istanze della vita moderna: lo ricordò così Giulio Andreotti nella commemorazione che tenne il 2 luglio 1983 a Bardi, a proposito dell’interesse che il Samoré non disdegnò di avere per lo sport (del gennaio 1973 è un suo scritto sulla Spiritualità nello sport nella rivista Panathlon International, e tenne un solenne discorso a Olimpia nel luglio 1978, durante la XVIII sessione dell’associazione Olimpica Internazionale). Il 23 gennaio 1974 fu nominato bibliotecario e archivista della Chiesa. Sotto la regia del samoré, archivio e biblioteca vaticani vissero eventi importanti: mostre di codici pregevolissimi, esposizioni di documenti, convegni, congressi, celebrazioni per il quinto centenario della Vaticana e l’inaugurazione, alla presenza del pontefice il 18 ottobre 1980, del nuovo deposito dell’Archivio Segreto, consistente in 4500 metri quadrati di superficie e di 50 chilometri lineari di scaffalature. Nel 1978 papa Giovanni Paolo II mandò il Samoré in america Latina, come suo rappresentante, per aiutare Argentina e Cile nella ricerca di un’intesa nella difficile controversia che li opponeva per il possesso del canale di Beagle e di alcune isole vicine, nella regione della Terra del Fuoco. Il felice esito della missione dimostrò ancora una volta la sua abilità in campo diplomatico. Questo successo gli valse il profondo riconoscimento delle due nazioni, che gli intitolarono piazze e vie delle loro metropoli. Per suo desiderio, il Samoré fu sepolto nel monastero del carmelo a Vetralla, dove riposa anche il cardinale Tardini, suo maestro spirituale. Nel decimo anniversario della sua scomparsa Argentina e Cile intitolarono a suo nome il passo Puyehne, che segna il confine tra i due stati sudamericani.
FONTI E BIBL.: Sull’attività del Samoré nella diplomazia vaticana e presso la Santa Sede, cfr. Actes et documents du Saint-Siège, 1950 e seguenti (in particolare i volumi III e XI) Numerosi sono gli scritti di storia locale, per un quadro complessivo dei quali, cfr. G. Nicolini, Scritti del Card. Antonio Samoré, Bardi, 1982. Sul Samoré, cfr. A. Sodano, Nel X anniversario della morte del Card. Samoré, in La Famiglia bardigiana, 45, 1993, 9-10; G. Montalvo, L’opera del Card. Samoré nella mediazione papale tra Cile e Argentina, in La Famiglia bardigiana, 45, 1993, 10-11; A. Silvestrini, Una vita al servizio della S. Sede e della Chiesa, in La Famiglia bardigiana, 45, 1993, 12-13; Il Cardinale Samoré, Piacenza, 1984; P. Pellizzari, in Archivio Storico per le Province Parmensi 1983, 57-69; M. Caffagnini, in Gazzetta di Parma 19 settembre 1993, 34; A. Silvestrini, in Studium 3 1993, 345-354; B. Perazzoli, in Dizionario storico del Movimento Cattolico. Aggiornamento, 1997, 440.
TANZI RAFFAELE
Varano de’ Melegari-Conca di Maglenci 9 maggio 1917
Caporale del Reggimento Fanteria, fu decorato di medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione: Visto cadere il proprio ufficiale, si slanciava coraggiosamente per soccorrerlo, rimanendo colpito a morte.
FONTI E BIBL.: Bollettino Ufficiale 1918, Dispensa 10a, 793; Decorati al valore, 1964, 129.
TARASCONI ANSELMO
Varano dei Melegari 1917-Nowo Postolajowka 17 gennaio 1943
Figlio di Cesarino.Alpino dell’8o Alpini, battaglione Gemona, fu decorato di medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione: Porta arma di squadra fucilieri, durante un attacco contro munita posizione, avanzava con la sua arma alla testa del plotone. Ferito continuava il fuoco contro il nemico fino a quando scompariva nella mischia.
FONTI E BIBL.: Bollettino Ufficiale 1955, Dispensa 45a, 4655; Decorati al valore, 1964, 129.
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