Prefazione
Con la scomparsa di Pierre Milza, morto a Saint-Malo il 28 febbraio 2018, Francia e Italia hanno perso un grande storico. Il padre, originario di Bardi, era uno di quei giovani emigranti degli anni Venti del secolo scorso, antifascista e colto (parlava perfettamente il francese), le cui ambizioni furono distrutte dalla guerra. Arrivato in Francia nel 1927, dopo un anno in Galles, vi lavorò con discreto successo nel settore alberghiero e sposò un’operaia parigina. Vinto dalla crisi e dalla disoccupazione, sopravvisse solo per otto anni alla nascita di Pierre nel 1932. Allevato da sua madre e dai nonni, questo figlio unico fu tenuto lontano da ciò che avrebbe poi chiamato “Rifalle”, questa Francia dell’immigrazione italiana a cui aveva dato vita lo scrittore Franois Cavanna. Ma proprio nel suo Voyage en Ritalie del 1993 – mancante ancora della traduzione italiana e di cui proponiamo qui il capitolo legato ai suoi ricordi, Pierre Milza, al momento di un primo bilancio degli studi in gran parte da lui diretti sulla storia dei migranti italiani in Francia, ci consegna le chiavi della sua carriera di storico. Racconta umoristicamente come da adolescente scoprì la parte italiana della sua identità, sottolineando sia lo sconvolgimento che ne seguì, sia la decisione di mantenere le sue radici nella Repubblica francese, vedendosi da allora in poi “scomodo.” inserito tra due culture cugine e tuttavia dissimili “. Se decise velocemente di imparare l’italiano e di sceglierlo come lingua principale per il diploma di maturità, a costo di essere bocciato, gli ci volle ancora tempo prima di trovare la chiave per trasformare il suo disagio nella capacità di vedere e capire la storia dei suoi due paesi e delle loro relazioni. Frequentò la Scuola di formazione per Insegnanti a Parigi, cui fece seguito una carriera esemplare. Conseguì il dottorato di ricerca in storia e la specializzazione non poteva ovviamente che guardare all’Italia, non come oggetto chiuso di ricerca, ma come fonte di molteplici interrogativi. Lo si evince dalla sua tesi, pubblicata alla Scuola Francese di Roma, con il titolo Franpis et /taliens au X/Xe síècle. Alle origini del riavvicinamento franco-italiano del 1900-1902. Una tesi attenta, al di là dei trattati e della diplomazia, alle “forze profonde” risultanti dai contatti tra i popoli. Descrisse per la prima volta la presenza italiana nella Francia ottocentesca, analizzando le crisi xenofobe e le tensioni tra le due nazioni che ne conseguirono e fu ugualmente pionieristico nello studio dei punti di vista tra francesi e italiani e in quello delle reciproche influenze culturali. Diventò così uno dei maestri della nuova storia delle relazioni internazionali, proseguendo le sue esplorazioni innovative e non cessando di allargare lo sguardo, su scala globale e oltre le frontiere degli eventi immediati. Fu assistente e poi professore (1978-2000) all’Istituto di Studi politici di Parigi, dove diresse il dipartimento di storia contemporanea, facendone uno dei maggiori centri francesi di formazione e ricerca, specializzandosi in particolare sul periodo fascista. Nel 1984 fondò il Centro per la storia dell’Europa nel XX secolo presso la National Foundation for Political Science, divenendone anche direttore sino al 2000. Insegnò per un anno accademico al Graduate Institute of International Studies presso l’Università di Ginevra e diresse il Journal of Modern and Contemporary History e presiedette fino al 1982 il Comitato franco-italiano per gli studi storici e il Centro di studi e documentazione sull’emigrazione italiana. Insegnante fuori dal comune ed eccezionale comunicatore, scrittore accattivante, Pierre Milza seppe usare una vena popolare e calorosa, che, associata alla conoscenza e alla completezza dello storico, ne assicurò il successo, dalle aule alle televisioni. L’Associazione II Cammino Val Ceno gli dedica questo quaderno e l’Amministrazione comunale gli intitola la biblioteca, affinché il suo insegnamento resti e si sviluppi nelle generazioni future.
Il Cammino Val Ceno
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