Foto Pietro Andaloro
IL CASTELLO DI VARANO DE MELEGARI
By Giuseppe Beppe Conti FB
La rocca di Varano Melegari ha origini purtroppo non documentate. In posizione dominante sulla riva sinistra del Ceno il castello poteva esercitare un duplice ed importante controllo su due punti nevralgici circostanti, cioè il fiume e la strada che lo fiancheggia prima di salire verso l’alta valle. Le notizie fornite dagli studiosi sono contrastanti e non sempre convalidate da documenti. Maggi e Artocchini asseriscono che Gherardo, di origini longobarde, “nel 1209 alienava Varano ed il castello ad Ugo della famiglia Marchionale Obertenga”. Italo Dall’Aglio afferma che il castello “fu fatto costruire nel 1208 dal Comune di Parma per difendere il passaggio per la Valle del Ceno”. Notizie sicure si hanno della sua distruzione alla fine del XIII secolo da parte di forze guelfe e si presume che in questo periodo, e per tutto il XIV secolo, la rocca rimase sotto il dominio dei Pallavicino, ma agli inizi del XV secolo Ottobono Terzi lo consegna ai Visconti duchi di Milano. Sempre il Dall’Aglio ci racconta che “dalle torri di questo castello riuscì a fuggire, per opera di Galeazzo Marescotti, Annibale Bentivoglio, che fatto arrestare a Bologna nel 1442 da Niccolò Piccinino, vi era stato relegato”. L’arresto era stato ordinato dal capitano Visconteo per fiaccare a Bologna il prestigio della nobile ed avversaria famiglia Bentivoglio.
Le vicende storiche vedono il susseguirsi di diversi padroni. Nel 1452 il feudo fa ritorno ai Pallavicino, poi agli Sforza (1480) per essere venduto subito dopo a Gian Francesco Pallavicino, signore di Solignano e capostipite del ramo di Zibello. Da questi Varano passa al figlio, il violento e corrotto Bernardo. Nel 1550 il Castello è nella mani di Gian Francesco figlio di Bernardo, ucciso da una banda di malviventi il 1 novembre. Una anno dopo, Mamolino, castellano di Varano, si arrende al marchese di Marignano durante le vicende della “Guerra di Parma”. Al termine della guerra il castello torna ai Pallavicino e rimane alla nobile famiglia sino al XIX secolo. Giovanni Pongini (1873) ci racconta che “il castello di Varano venne bruciato insieme al paese dagli spagnoli nel 1636, e malgrado i danni gravissimi che ne ebbe mostra tutt’ora un aspetto imponente.” Sempre su queste vicende il Dall’Aglio così scrive, “nell’anno 1636, quando gli spagnoli di Filippo IV, alleati dei modenesi, mossero contro il Parmense, desiderosi di punire la tracotanza del Principe Odoardo Farnese che si era alleato con la Francia e con i Savoia contro la Spagna, incendiarono il Borgo, che allora era assai vasto, della quale distruzione rimangono ancora i segni”.
Il castello, a tutt’oggi, è in buono stato di conservazione; risalente alla seconda metà del XV secolo, contiene elementi che diversificano nettamente Varano dagli altri grandi castelli quattrocenteschi parmigiani. Il complesso fortificato è a pianta quadrangolare e le quattro torri non sono angolari, ma su di una sola facciata, quella di sud-ovest, se ne trovano tre allineate poiché la maggiore, ossia il mastio, (coronato da una cortina di merli sorretti da beccatelli, al di sotto dei quali si aprono strette finestrelle), è sull’angolo nord ed al centro della parte frontale che la collega all’angolo sud si trova la quarta torre posta a dominare il portale d’accesso. Tale diversificazione può essere attribuita a varie motivazioni, prima fra tutte l’esigenza di adattare i corpi di fabbrica alle caratteristiche del terreno. Il castello esprime le caratteristiche di baluardo difensivo medievale. Il cortile interno non presenta caratteristiche significative, mentre, con buona probabilità, lo scalone ed il relativo salone d’onore furono costruiti intorno al 1715 dal marchese Alessandro Pallavicino.
Note a cura di Giuseppe Beppe Conti FB