CORREVA L’ANNO 1960. TREMENDA SCIAGURA IN UNO SPERDUTO CASOLARE DI CASANOVA DI BARDI. 2^ PARTE

GAZZETTA DI PARMA MARTEDI’ 20 DICEMBRE 1960 –SECONDA PARTE

FRATELLO E SORELLA MUOIONO SOTTO LE MACERIE DI UN FIENILE CROLLATO A CAUSA DELLA PIOGGIA.

LE DUE VITTIME, RISPETTIVAMENTE DI 21 E 15 ANNI, AL MOMENTO DEL CROLLO STAVANO PRELEVANDO FIENO PER IL BESTIAME. FIN DA GIOVEDI’  SCORSO IL FIENILE AVEVA DENUNCIATO UN PREOCCUPANTE CEDIMENTO. I GIOVANI ERANO ORFANI DEL PADRE, PERITO NOVE ANNI FA IN UNA DISGRAZIA SUL LAVORO. LO STRAZIANTE DOLORE DELLA POVERA MADRE. LA COMMOVENTE SOLIDARIETA’ DEI VALLIGIANI..

……………………………SECONDA PARTE………………………………………………….

I due cadaveri sono stati trasportati e composti in una stanza della casa della zia Luisa, mentre nell’abitazione dei Cavedaschi si rinnovavano le scene toccanti di dolore. Attorno alla madre e dalla figlia rimasta a soffrire con lei per questa tragedia hanno passato la notte muti e commossi tutti i vicini, mentre altri abitanti di Casanova, di Assirati, di Boriani, di Bellagamba hanno a turno vegliato le povere salme dei due giovani fratelli. Da Casanova è arrivato in jeep il parroco don Pio Ferrari che si è preso cura di predisporre i funerali che avranno luogo domani o giovedì.

Nove anni fa come si è detto in principio, i Cavedaschi furono duramente colpiti dalla irreparabile perdita del padre. Albino Cavedaschi stava facendo legna nel bosco sopra la casa quando il cavo della rudimentale teleferica che usava per calare da basso il legname si spezzò e lo colpì con una mortale frustata d’acciaio alla testa uccidendolo all’istante. Nove anni dopo, nello stesso scenario, un triste destino ha raggiunto i suoi due ragazzi straziando le loro giovani vite. La famiglia ora è ridotta a due povere donne sole.

La notizia della disgrazia ha richiamato davanti alla casa crollata una folla muta e sconvolta di montanari. La madre e le sorelle dei due ragazzi morti piangevano abbracciate su una cassapanca nella cucina fumosa dei vicini di casa. Specialmente Maria, l’unica ragazza rimasta alla madre dei tra che aveva, appariva sconvolta, prostrata: col capo nascosto singhiozzava, circondata dalle affettuose premure di tutte le donne delle contrade vicine. Fuori dalla porta, nel buio del cortile, gli uomini parlavano sottovoce. Don Pio Ferrari, parroco di Casanova, salito per viottoli impossibili, fangosi, ripidissimi con la sua jeep, volle che le due poverette tornassero a casa per ritrovare, lontane dalla confusione, un po di tranquillità. La casa dei Cavedaschi è piccola, fatta di sassi. La facciata è ancora intatta. Dentro una povera cucina con un tavolo e una stufa: nient’altro. Le due sorelle dormivano di sopra assieme; la madre con Renzo. Una camera vuota dopo la morte del nonno, avvenuta la scorsa primavera. Racconta il prete: “Delle Mura, nessuno aveva mai pensato che potessero cedere. Ma il tetto si era malandato. Quando quel povero vecchio morì ed io salii quassù a portargli l’Estrema Unzione, me ne tornai col ricordo dell’acqua che gocciolava dal soffitto e dell’aria fredda che entrava dappertutto”.

Maria salì subito in camera con la madre. Erano fuggite da casa dopo il crollo e le urla di terrore dei vicini. Le avevano strappate da i perché non vedessero i corpi dei loro cari mentre venivano dissepolti dalla coltre di  mattoni e traci che le aveva schiacciati. Maria tirò fuori da un cassetto dell’unico mobile  un pacchetto di fotografie. Erano le foto dell’estate quando di domenica scendevano in paese. Renzo sovrastava le sorelle con sguardo sicuro. Era l’unico uomo di casa. Forse sarebbe emigrato, come tutti da queste parti. E fatta fortuna avrebbe strappato sorelle e madre alla grama vita della montagna. I Cavedaschi vivono solo con quel po’ che la terra da loro e col latte che vendono d’estate. I corpi  dei due fratelli morti erano distesi su due panche nella casa vicina da una zia, signora Romanisti: Renzo aveva il viso tumefatto; Rina, invece, nemmeno una graffiatura. Verso mezzanotte la madre e la sorella manifestarono il desiderio di vederli per l’ultima volta. La scena fu straziante. Don Pio Ferrari ed il signor Caffagnini di Bardi, si sono fatti promotori di una sottoscrizione per aiutare la povera famiglia. La casa è ormai inabitabile e le due donne superstiti dovranno andarsene. Ma dove? Con che mezzi? Sono interrogativi che non s’affacciano adesso nella loro mente straziata dalla sciagura. Ma dopo i funerali, dopo che dovranno con quelle poche cose che possiedono abbandonare la casa, la realtà sarà per loro dura. Felicita Solcati ha tre fratelli in Inghilterra che l’aiuteranno. Ma non è sufficiente. Per questo, a mezzo nostro, il parroco di Casanova lancia un appello a tutti coloro che sono felici in questo dolce clima natalizio. Le offerte possono essere indirizzate a noi, o ai nostri corrispondenti nei vari paesi.

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