VOSINA: il borgo fantasma dei soldati dimenticati. Umberto G. Traveler
Vosina è uno splendido borgo fantasma dell’Appennino Parmense. Si trova in una stretta valle percorsa dal torrente Lecca in splendida posizione panoramica. Entrando all’interno di alcune case sembra quasi che gli abitanti siano appena usciti per recarsi al lavoro e ci si aspetta che stiano per ritornare da un momento all’altro, laddove i tanti oggetti d’uso quotidiano sono ancora lì, sui tavoli, sui fornelli, sulle mensole, pronti per essere utilizzati. In realtà il borgo ha subito un progressivo spopolamento che inizia già a partire dal secondo dopoguerra e che, nel giro di pochi anni ha trasformato questo idilliaco paesino di montagna in un borgo fantasma. Le ragioni dello spopolamento sono essenzialmente economiche, come del resto per tutti gli altri borghi abbandonati dell’alto Appennino Tosco Emiliano ma in realtà su Vosina, come anche su altri borghi fantasma dell’Appennino Parmense, sono nate leggende che spiegano la ragione dell’abbandono in modo molto diverso. Gli anziani che vivevano in queste valli raccontano che negli anni che precedono la fine della 2a Guerra Mondiale in prossimità del paese ci fu un violento scontro fra una brigata partigiana e uno squadrone di soldati russi che combattevano a fianco dei tedeschi. I partigiani ebbero la meglio e, dopo aver sterminato tutti i soldati russi, li seppellirono in prossimità di Vosina in una fossa comune della quale non rivelarono mai l’esatta ubicazione. Dopo alcune settimane dal tragico evento, gli abitanti di Vosina cominciarono a sentire delle strane voci e a percepire delle presenze occulte che si aggiravano nelle ore notturne per le stradine del paese e nei boschi circostanti. Queste voci, queste presenze, in un primo tempo appena percepibili, diventarono via via più pressanti e più insistenti da spaventare gli abitanti del borgo e costringerli a trasferirsi altrove. Gli anziani raccontano di come queste voci fossero le anime dei soldati russi periti nello scontro a fuoco con i partigiani che, non avendo avuto una degna sepoltura, erravano senza meta per le strade del borgo e nei boschi attorno al paese.