I giocattoli sospesi del bisnonno – Racconto di Amanda Marzolini
Bartolomeo Forlini nacque nel tardo ‘800 nel territorio Piacentino a breve distanza dal confine appenninico parmense. Ebbe 2 figlie femmine e 3 figli maschi, sposò una donna dai pungenti occhi azzurri e il naso alla francese , Marianna, con cui partì, assieme alla primogenita, alla volta della Svezia durante la Belle Epoque. La famiglia si uni’ ad altre persone della Val d’Arda e della Val Nure che si organizzarono in collettivi per emigrare a Stoccolma. Giunti a destinazione le comitive lavoravano come artisti di strada, venditori, operai. In Svezia molti di loro riuscirono a conquistare diverse donne svedesi che si portarono in Italia. Bartolomeo, Marianna e Clelia erano organettisti e venditori di giocattoli. Prima della Grande Guerra, la famiglia rientrò in Italia per la vita nei campi e la guerra. Ma Bartolomeo coltivava il sogno di tornare a Stoccolma, così nascose in una cantina i restanti giocattoli nella speranza di tornare a venderli nelle strade del centro città. Era un lavoro migliore che suonare l’organo perché recuperare le monetine lanciate dalle finestre dei ricchi, era molto rischioso e la figlia Clelia si salvo’ per miracolo da un pastore tedesco. In ogni caso i giocattoli rimasero sospesi nel tempo e in Italia nacquero altri 4 figli che non ebbero molti giochi d’ infanzia. 3 di loro lasciarono prematuramente questo mondo. Di Marianna sappiamo che come la futura consuocera Maria , aveva un carattere molto duro che nascondeva le sue fragilità, mentre Bartolomeo anche lui proprio come il suo consuocero che portava lo stesso nome , aveva un carattere molto accondiscendente. Se ne andò nel 1945, in silenzio. Ha lasciato la sua fisionomia a figli e nipoti in un modo abbastanza impressionante. Per ragioni generazionali non ho conosciuto nessuno dei miei bisnonni ma mi è stato raccontato così tanto da creare affezione e conoscenza per le loro personalità. Mi sono sempre chiesta chi ha trovato quei giocattoli o se sono ancora ben nascosti a Stoccolma. Però una cosa e’ certa: fu un gesto di grande romanticismo in un epoca molto dura ed in questo si legge la delicatezza d’animo di Bartolomeo.