IL CARDINALE ANTONIO SAMORE’ BARDIGANO BENEMERITO
By Giuseppe Beppe Conti. – 3^ PARTE
Entro questi limiti, sono lieto e grato di essere oggi qui per rievocare con voi la memoria del Cardinale Samorè. Sin dall’inizio del Suo Pontificato e quaIe una delle principali mete del Suo supremo servizio alla Chiesa e alla umanità, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha avuto un incessante preoccupazione per il mantenimento della pace e ha svolto una molteplice e fattiva opera diretta ad evitare i contrasti o a cercare di risolverti per le vie del negoziato e dell’intesa pacifica. Essendo, per così dire, parte interessata, mi verrebbe quasi spontaneo pensare ai numerosissimi interventi del Sommo Pontefice e della Santa Serle a riguardo della crudele e irragionevole guerra che ha coinvolto le diverse Repubbliche che formarono la Jugoslavia. Ma tra le iniziative di pace intraprese dal Santo padre Giovanni Paolo II, quella della Mediazione tra le Repubbliche di Cile e di Argentina occupa senza dubbio un posto di primissima importanza. Essa e stata assunta dal Papa con un gesto di enorme coraggio, poiché umanamente parlando era difficile prevedere che si potesse giungere ad un risultato soddisfacente per le Parti. Con grande fede, per amore alle due nazioni e con piena fiducia nella Provvidenza, Sua Santità ha accolto la richiesta fatta dai due Paesi affinché la Santa Sede prendesse la responsabilità di condurre la Mediazione. Purtroppo, come è stato messo in risalto, a suo tempo, da personalità di ambo i Paesi, I’opinione pubblica mondiale e Ie stesse istanze internazionali non hanno Corse compreso sufficientemente L’importanza del positivo risultato ottenuto dalla Mediazione. In ogni caso, nei mass media e nei diversi fori internazionali non e stato debitamente rilevato il significato che aveva e che ha per la comunità internazionale il fatto che non la guerra ma la trattativa e il compromesso sana la via accettabile per superare le differenze e le contrapposizioni tra gli uomini e i popoli. Parlare della Mediazione di cui ora ci occupiamo, non è quindi solamente un piacevole esercizio mentale, ma direi che e un preciso dovere nei confronti di una saggia, coraggiosa e tempestiva iniziativa del Santo Padre. Con dolore e preoccupazione bisogna purtroppo constatare la presenza, nelle più diverse latitudini del mondo, di piccoli o grandi conflitti armati, i quali minacciano o turbano la convivenza tra i popoli e tra le Nazioni. Basterebbe pensare alle tensioni, alle sofferenze, alle violenze incredibili commesse nelle vicine regioni balcaniche. La pace non e un dona che si ottiene con semplici desideri o dichiarazioni più o meno sincere dei contendenti. La pace occorre crearla.
Tale fu infatti il compito che il Santo Padre affidò al Cardinale Antonio Samorè, nel momento in cui prese la decisione di inviarlo a Buenos Aires e a Santiago. Sembrava allora che tra i due Paesi fosse inevitabile lo scoppio di un conflitto bellico. Con grande intelligenza e tempestività, senza perdere un solo istante, com’era sua abitudine, ricorrendo alla sua grande energia e nella stesso tempo alla sua comprovata abilita diplomatica, il Cardinale è riuscito ad ottenere che gli avversari firmassero un accordo a Montevideo. Con tale intesa, non solamente si escludeva il ricorso alla forza e s’impediva la guerra, ma, come amava dire proprio il Cardinale Samorè, già allora sono apparse le prime luci di una lunghissima giornata, durata poi per anni, il cui radioso tramonto doveva essere la firma di un Trattato di Pace e di Amicizia tra i pili qualificati Rappresentanti dei due Paesi. Il Cardinale Samorè comprese bene che, attesa la profondità delle divergenze che separavano le due Nazioni, l’avere fermato un’eventuale guerra era solamente un passo iniziale. Constatando inoltre il desiderio di pace dei componenti i due popoli che, oltre ad essere confinanti, avevano sempre mantenuto vincoli non solo di amicizia ma di fratellanza, il Porporato, con la dovuta discrezione, colse ogni occasione per fare si che i responsabili delle due nazioni giungessero a prendere in seria considerazione il ricorso ad una via pacifica per la soluzione della annosa controversia. Sin dal suo primo intervento, il Cardinale ebbe infatti un chiaro proposito. Per lui non era abbastanza che non ci fosse stata la guerra o che si trovasse una qualche maniera per ristabilire un normale, buon rapporto tra Cile e Argentina. In considerazione della loro posizione geografica, degli interessi umani, economici, in un certo senso comuni, delle loro tradizioni, per il fatto che si trattava di due Paesi, i cui abitanti erano e sono in maggioranza cattolici, e per tanti altri motivi, il Cardinale ha data alla sua opera un carattere del tutto positivo. Occorreva, secondo lui, risolvere si la controversia, ma creando delle fondamenta per una vera amicizia e una fruttuosa collaborazione fra le due Parti nei più ampi e variati settori di vita. A questi criteri si e infatti ispirata la proposta del Mediatore alle due Parti, che è stata poi il filo conduttore dell’intera trattativa. E veramente un gratissimo compito ricordare e rilevare la parte avuta dal Cardinale Samorè per far nascere, per sviluppare, per difendere il processo di mediazione, una volta instaurato perfino da qualche intemperanza proveniente dalle stesse due Parti interessate.