IL CARDINALE ANTONIO SAMORE’ BARDIGANO BENEMERITO
By Giuseppe Beppe Conti. – 2^ PARTE
Pagine tratte dal testo di Nuovo L. – Il cardinale Antonio Samorè. Sacerdote e diplomatico al servizio della chiesa e della pace – Sorriso Francescano – 2005.
Nonostante il notevole lavoro che monsignor Samorè disimpegnava in Segreteria di stato, con autentico spirito sacerdotale, si era offerto, accanto a monsignor Mario Nasalli Rocca di Corneliano,(che per molti anni svolse un prezioso servizio di assistenza dei detenuti) di assistere i carcerati rinchiusi nella prigione di Regina Coeli in Roma ed in particolare alcuni condannati a morte. Nel servizio alla Segreteria di Stato, mons. Samorè “affinò la preparazione diplomatica con l’impegno, l’ assiduità, la dedizione al lavoro, senza risparmio di forze e di orari. Già allora ebbero modo di rivelarsi la sua intelligenza pronta, sorretta da una forte memoria, la capacita di afferrare i problemi e la volontà tenace di portarli a soluzione con criteri precisi ed organici. Ogni questione diplomatica era vista in una visione di Chiesa, una Chiesa da far conoscere ed amare anche dai più lontani, come madre protesa ad aprire le braccia ai popoli per soccorrerli e salvarli.
Pio XII e Samorè
Per Antonio Samorè aver collaborato prima con il cardinale Eugenio Pacelli e poi aver servito il papa Pio XII fu un’esperienza unica tanta era l’ammirazione e la venerazione che ne aveva e che mantenne per tutta l’esistenza. Conservò come reliquie alcuni suoi ricordi. Il primo incontro avvenne nel 1935, ma fu soprattutto dopo il 1938 che la collaborazione divenne via via più frequente. Quando il 2 marzo 1939 l ‘eletto papa Pio XII, dopo aver dato la prima benedizione lasciava la loggia di San Pietro, gli si fecero incontro i monsignori Tardini e Montini e alcuni collaboratori della Segreteria di Stato tra cui Samorè. Così questi ricorderà quel momento e le parole che il nuovo pontefice disse: “Vorrei domani mattina, lanciare un primo messaggio di pace, vorrei dare un primo messaggio di pace”. Questa fu la prima preoccupazione di Pio XII “uomo di pace” e in questa sensibilità per la pace ed a questa scuola ricca di umanità che Samorè lavorò per tutti gli anni della Seconda Guerra Mondiale, accanto a Pio XII, Tardini e Montini. Evitare la guerra, quando questa scoppiò, ridurne per quanto era possibile gli effetti disastrosi, affrettare la pace, mentre si cercava di alleviare le sofferenze attraverso una vasta opera caritativo-assistenziale. L’assillo per la pace di Pio XII fu pienamente condiviso e sofferto dai suoi collaboratori. Nel 1953 Samorè, divenne segretario per gli Affari Ecclesiastici Straordinari e, da quel momento e fino alla morte del pontefice, le udienze e le occasioni di incontro furono più numerose. Si trovava in sintonia con gli orientamenti del Papa, con la sua visione ecclesiale e con quello che era il maggior problema del momento, l’atteggiamento da tenere di fronte al comunismo.
Quando, il 7 ottobre 1958, si aggravarono le condizioni di salute di Pio XII, che si trovava a Castelgandolfo, fu proprio Samorè, che avvisato da mons. Nasalli Rocca, a chiamare immediatamente monsignor Tardini e dargli i ragguagli sulla situazione.
Vescovo e Nunzio Apostolico
Alla fine della sua missione diplomatica in Colombia, la città di Bogotà” come segno di stima e riconoscenza, per l’ opera volta in favore delle classi umili gli dedicò un quartiere: il barrio Samorè uno dei più popolosi della capitale colombiana.
Segretario per gli Affari Ecclesiastici Straordinari
Passarono rapidamente poco meno di tre anni quando fu richiamato a Roma per un nuovo e più impegnativo incarico. Va ricordato che la carica di Segretario di Stato era vacante dal 1944, anno della morte del cardinale Luigi Maglione (1877-1944), che Pio XII non aveva rimpiazzato. Il pontefice aveva preso direttamente in mano la situazione servendosi di mons. Tardini e di mons. Montini che alla fine di novembre del 1952 aveva elevato entrambi, fatto più unico che raro, alla carica di Pro-Segretario di Stato; il primo per gli Affari Straordinari, il secondo per gli Affari Ordinari. Fu Tardini che chiese ed ottenne dal papa che mons. Samorè venisse promosso il 17 febbraio 1953 Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, (che dopo la riforma di Paolo VI divenne Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa) in quella prima sezione della Segreteria di Stato che lo aveva conosciuto minutante. Per 14 anni ricoprì questo incarico servendo alacremente tre pontefici, Pio XII, Giovanni XXIII dal 1958 al 1963 e Paolo VI dal 1963 al 1967. Gli anni in cui mons. Samorè fu segretario degli Affari Straordinari, fu anche il tempo della decolonizzazione, prima dell’Asia e poi dell’ Africa. Con la formazione di nuovi stati le rappresentanze diplomatiche pontificie passarono da 56 a 78, i vescovi africani che all’inizio degli anni ’50 erano qualche decina, al momento del Vaticano II superavano il centinaio. Il “messaggio all’Africa” che Paolo VI lanciò negli anni ’60 per incoraggiare la maturità della Chiesa africana porta l’ispirazione di mons. Samorè”. Prendendo in esame gli accordi stipulati tra la Santa Sede e diverse nazioni del mondo, durante gli anni che vanno dal ’53 al ’67, emergono documenti importanti: il Concordato con la Spagna, del generale Franco, dell’agosto 1953; con la Repubblica Dominicana’ nel giugno 1954, nel quale è evidente il personale impegno di monsignor Samorè; l’accordo con la Repubblica Argentina del 10 ottobre 1966 per conformare il Concordato alle esigenze maturate dalla Chiesa post – conciliare; con l’Argentina, già nel 1957, era intercorso un accordo per la giurisdizione castrense l’assistenza religiosa delle Forze Armate; con la Bolivia nel ’58 per la giurisdizione castrense e un altro, diversi anni dopo, sulle Missioni. Con la Repubblica Austriaca vi furono quattro accordi per l’erezione di Diocesi, l’Amministrazione Apostolica del Burgenland ed anche l’Amministrazione Apostolica Innsbruck-Feldklrch e infine sull’ordinamento scolastico e i rapporti patrimoniali. Con la Repubblica Federale Tedesca vennero stipulati cinque accordi e un concordato generale tra la Sede Apostolica e il Land della Sassonia inferiore. Altri accordi, di vario genere, vi furono per la giurisdizione castrense con il Paraguay, la Tunisia , la Jugoslavia e Haiti. La situazione della Chiesa ad Haiti, sotto il regime del dittatore Duvalier, era di grave tensione: tre vescovi erano stati espulsi, si era nell’impossibilita di provvedere alle diocesi e la popolazione si trovava in grande privazione e miseria. Il Protocollo del 15 agosto 1966 permise di risolvere con dignità la situazione dei vescovi espulsi e di poterne nominare altri quattro che monsignor Samorè andò personalmente a consacrare. Così si rimediò a questa lacerazione e la Chiesa poté riprendere una certa attività.