Anni 1990 – 2021. L’analisi politico-elettorale di Pier Luigi Previ giornalista di RTA-Videotaro. L’EDITORIALE
Situazione politica di Bardi
Il principe Amleto, nell’omonima tragedia shakespeariana, esclama, amaramente: “C’è del marcio in Danimarca!”.
Pur senza arrivare ad utilizzare una terminologia così grave e perentoria, non è, però, improprio parafrasare il sublime tragediografo dell’età elisabettiana, affermando: “…è impossibile amministrare Bardi!”.
E questo al di là dei recenti avvenimenti che stanno provocando l’interruzione anticipata del mandato amministrativo del Sindaco Mandelli, poiché, in realtà, sono almeno trent’anni che, a Bardi, persiste una situazione politico-amministrativa che definire difficile è, senz’ombra di dubbio, un benevolo eufemismo.
Per capire gli avvenimenti attuali, occorre, infatti, risalire all’infuocata tornata elettorale del 1990, allorché le locali fazioni di notabili democristiani si frantumarono, cercando, ciascuna, di creare alleanze definite, nel linguaggio politico dell’epoca, “anomale”, in quanto coinvolgevano i tradizionali avversari di sinistra.
La conseguenza fu, dapprima, una campagna elettorale senza esclusione di colpi e, in seguito, non essendo, allora, prevista dalla legge l’elezione diretta del Sindaco, a metà mandato, la maggioranza cambiò, con il Consiglio Comunale che elesse un nuovo Primo Cittadino.
Le cose non migliorarono, anche, dopo che la legge n° 81 del 25 Marzo 1993 introdusse l’elezione diretta del Sindaco, legata al premio di maggioranza in Consiglio Comunale.
Infatti, in tutte le successive elezioni effettuate con la nuova legge, Bardi fu l’unico Comune della Provincia di Parma a cambiare, ogni volta, il Sindaco: Carlo Pio Marzani nel 1995, Bruno Berni nel 1999, Pietro Tambini nel 2004, Beppe Conti nel 2009, Valentina Pontremoli nel 2014 e Giancarlo Mandelli nel 2019.
Il fatto che tre di essi (ovvero: Bruno Berni nel 2004, Pietro Tambini nel 2009 e Beppe Conti nel 2014) non si siano ripresentati, altri due (Carlo Pio Marzani nel 1999 e Valentina Pontremoli nel 2019) siano stati bocciati dall’elettorato e l’ultimo eletto (Giancarlo Mandelli) pare non riesca, nemmeno, a portare a termine il mandato, non costituisce un motivo valido per attribuire cause differenti al reiterato persistere dell’impossibilità di garantire una continuità amministrativa.
Precisando, doverosamente, che si tratta di una valutazione strettamente personale di chi sta scrivendo, l’esperienza acquisita nel corso degli anni, ha, comunque, lasciato trasparire, nettamente, l’impressione che, a Bardi, la situazione politico-amministrativa sia condizionata, in modo determinante, dagli equilibri, precari e temporanei, tra i diversi clan familiari, perennemente in contrasto tra loro.
Volendo esagerare, sembra di assistere ad una riedizione delle lotte medievali tra Guelfi e Ghibellini, in cui, come ha insegnato l’illustre medievalista bardigiano Vito Fumagalli, lo schierarsi dall’una o dall’altra parte, con frequenti cambi di alleanze, dipendeva da fattori che poco avevano a che vedere con la politica propriamente detta.
Nell’età dei liberi Comuni, si tentava, a volte, di risolvere la situazione con la nomina di un Podestà forestiero, che fosse estraneo alle diatribe cittadine e l’elezione a Sindaco di Giancarlo Mandelli si assomigliava molto ad un’operazione di questo genere.
Pare, tuttavia, che pure questo tentativo non riesca ad a raggiungere l’obiettivo sperato, anche se, mancando, ancora, più di due settimane all’effettiva entrata in vigore delle dimissioni, non si escludono sviluppi clamorosi, in perfetta sintonia con la tradizione del Principato Landi.