MISTERI SCONOSCIUTI NELLA FORTEZZA DI BARDI: Scoperti gli atti di un processo tenutosi nel XVII secolo. La leggenda della quercia dell’impiccato. By Giuseppe Genco – 3^ Parte. Valceno Gazzettino Bardigiano n. 2/3 – 1973
Leggo dai fogli ingialliti dal tempo che l’assassino di Rossi Romualdo venne impiccato a mezzanotte, in località Querciole, a pochi metri dall’attuale Cimitero di Bardi Capoluogo. Mi sono recato giorni fa sul posto per tentare di individuare il luogo esatto dell’impiccagione. Ho parlato con un vecchio abitante della vicina frazione dei Lampi, che mi ha indicato una quercia ove, a suo dire in certe notti di assoluta quiete, si sentono strani rumori. Qualche sera dopo tale colloquio mi sono nuovamente recato sotto la quercia, in compagnia di amici, e mi è sembrato che qualcosa di insolito accadesse intorno. II cielo pieno di stelle, l’aria pulita, la più completa assenza del vento. Ma le foglie dell’albero erano come scosse ed i rami appesantiti da qualcosa che li trascinava in basso. Inutile dire che abbiamo lasciato il posto velocemente e con una strana sensazione. Torniamo alla nostra storia. Dopo la notizia dell’avvenuta confessione al parroco che l’assassino non era nessuno dei tre incarcerati, si provvede alla loro liberazione. Ora le ricerche prendono un altro avvio. Si aggravano i sospetti sul marito dell’amante del Rossi, Francesca Romiti di Compiano. Tale uomo viene interrogato, tenuto sotto osservazione, e da come risulta dai documenti legato in catene per diverso tempo. L’uomo — Ubaldo Borso (Borsi?) – si dichiara innocente, confermando che era a conoscenza della tresca della moglie con il Rossi Romualdo ma che non aveva alcun interesse ad ucciderlo, dato che la moglie gli dava parte dei regali ricevuti dal Rossi stesso. Le indagini seguono anche altre vie. Vi sono purtroppo diversi fogli scoloriti dal tempo che è difficile poter leggere. Facciamo un salto verso la conclusione. II processo viene celebrato in una sala sotterranea del Castello di Bardi, alla presenza di numeroso pubblico, dato che il fattaccio aveva suscitato viva curiosità fra la cittadinanza_ Il Borsi continua a proclamarsi innocente. La sorella del Rossi Romualdo dichiara che tempo addietro il Borsi era stato in casa del Rossi, a Bardi, in borgo Mandria per chiedere del denaro in prestito. Non ho potato sapere se tale somma fosse stata veramente data. Seguono altri fatti di secondaria importanza.
Viene arrestato in località Grezzo, tale Terenzio Sirocci, nativo di Varese Ligure, sorpreso a rubare nella abitazione della Famiglia Menoni. Il Sirocci abitava in Borgo Mandria, a pochi metri dalla casa del Rossi Romualdo. In una accurata perquisizione nella sua abitazione vengono scoperte somme notevoli. Tale Sirocci era un modesto agricoltore, e le somme scoperte appaiono subito sospette. Viene invitato a fornire spiegazioni, specialmente dopo che si scopre che diverse monete d’oro sono di Genova, Firenze e Milano. Il processo a carico del Borsi viene sospeso; il Sirocci riceve un trattamento appropriate (a base di corda) nelle celle del Castello e alla fine confessa di aver ucciso il Rossi.
Apprendo che il Sirocci era partito da casa per recarsi a Bettola a vendere certi prodotti agricoli e fermarsi fuori Bardi per 4 giorni. E’ però bloccato a Linguadà dalle guardie di confine in quanto in territorio di Piacenza era scoppiata la peste, e il passaggio era proibito. Rientra a casa in serata e sorprende il Rossi in compagnia della propria giovane moglie. Sotto la minaccia del coltello il Rossi va nella sua abitazione e ritorna con una notevole somma di denaro per tacitare il marito tradito. Ma il Sirocci prende il denaro e uccide lo stesso l’amante della moglie. Carica i1 cadavere sul carro agricolo e nella stessa nottata lo porta alla Carpana, ove viene successivamente scoperto. Qui terminano gli atti originali di questo fatto di sangue realmente accaduto a Bardi nell’anno 1600.
GIUSEPPE GENCO