Vito Fumagalli (Bardi, 15 giugno 1938 – Bologna, 16 aprile 1997) è stato uno storico e politico italiano, considerato tra i maggiori studiosi italiani sul Medioevo. Nel 1994 fu eletto alla Camera in quota Cristiano Sociali.
MORTO A 59 ANNI. FUMAGALLI MEDIEVALISTA DELLA PADANIA
E’ morto ieri nella sua casa di Bologna Vito Fumagalli, uno fra i maggiori medievalisti italiani. Chi lo conosceva sa che era malato da tempo, e la malattia aveva aggiunto alla sua insaziabile curiosità di ricercatore una nota di introspezione malinconica, che si riconosce facilmente nei suoi ultimi scritti. Fumagalli era nato nel 1938 a Bardi, sull’Appennino Emiliano, e in quel territorio aspro, a metà fra campagna e montagna, conservava radici forti, tanto da essere eletto deputato proprio in quell’area, per la coalizione progressista, nelle prime elezioni a sistema maggioritario. Quelle stesse radici gli permettevano di entrare in miracolosa sintonia con gli uomini vissuti mille anni fa nelle valli appenniniche e nella Bassa Padana: ricostruendo non solo la vita e il lavoro, ma le passioni, la mentalità e le angosce di nobili e rustici, come pochi altri storici italiani hanno saputo fare. Fra i suoi lavori più severi ricordiamo il volume sulle origini dei Canossa, del 1971, che ad appena 33 anni gli valse la cattedra all’università di Bologna; i saggi riuniti in volume da Einaudi nel 1976, col titolo Terra e società nell’Italia padana, e il volume sul Regno italico nella Storia d’Italia diretta da Giuseppe Galasso (Utet). Ma il pubblico dei non addetti ai lavori lo conosce soprattutto per gli smilzi volumetti, pubblicati dal Mulino a partire dal 1987, in cui lo storico s’immedesima nei modi di vita e di pensiero degli uomini del Medioevo: Quando il cielo s’oscura, L’alba del Medioevo, La pietra viva poi raccolti in un unico volume col titolo Paesaggi della paura, e tradotti con successo in più lingue, fra cui, si favoleggiava fra i colleghi, il coreano. Ultima è venuta la biografia di Matilde di Canossa, col sottotitolo Potenza e solitudine di una donna del Medioevo uscita l’anno scorso presso II Mulino, dopo molti anni trascorsi nello sforzo di ricostruire una figura cosi nota, eppure così elusiva nei suoi tratti personali e privati: un ritorno, in modi diversi, ai temi trattati nelle ricerche di gioventù, quasi a ideale compimento di un ciclo intellettuale. ALESSANDRO BARBERO