“Semplice, come altro mai, è il vitto dei contadini. Nell’inverno, verso le ore nove del mattino, fanno sul campo un pasto a base di granturco, o pane e cipolla condite d’olio e sale; dopo mezzodì merendano con un tozzo di pane: alla sera mangiano nelle case loro, minestra di pasta e legumi, condita con lardo. Durante i lavori della estate fanno colazione, alle ore sette, nel campo; a mezzodì, mangiano una minestra a casa, dove pigliano qualche ora di riposo, alla sera cenano con poco pane. Il pane vuol essere di mistura, d’un mescolo, cioè, di frumento e fava, foggiato a tiere o focacce cotte nel forno Con la farina di granturco fan quasi sempre polenta. La mangiano appena rovesciata sul tagliere, affettandola con un filo, e condendola di burro e formaggio, oppure ne arrostiscono le fette sul fuoco, o le friggono nella padella con poco strutto. Compran carne solo nei giorni di sagra o solennità, a festeggiare le quali sogliono fare grandi torte di riso o frumento, in cui mettono, a larga mano, formaggio e droghe. L’acqua è loro consueta bevanda; poche le famiglie che oggidì possono, nei loro pasti, intingerla di vino.”
(DA “STRENNA DEL COMIZIO AGRARIO DI PARMA – PARMA – 1869)