https://www.gazzettadiparma.it/archivio/2013/08/02/news/storie_di_straje_grace_finelli_bardigiana_cosmopolita_che_faceva_lezione_via_radio_a_mezza_australia-666771/
A Bardi è Graziella, in Australia è Grace. E’ una bardigiana cosmopolita: è cresciuta fra la Svizzera e l’Australia ma non dimentica le sue radici. A Brisbane le capita di cucinare i tortelli. E poi, assicura, «parlo benissimo il dialetto di Bardi che mi ha insegnato mia nonna. E me piace parlarlu sempre quandu turno a’ ca’».
Grace Finelli fa parte della “famiglia” degli strajè. La sua vita è dall’altra parte del mondo ma il cuore è sempre legato al «suo» Appennino. Alcuni angoli suggestivi sono diventati soggetti per un suo calendario personale.
Fa l’insegnante, Grace, in un liceo di Brisbane. Ma fino all’anno scorso il suo lavoro quotidiano era molto più originale e a modo suo affascinante. Insegnava via radio, ad alunni che non andavano in classe ma si mettevano all’apparecchio nelle loro case sparse negli spazi sconfinati dall’Australia più profonda. Posti che… tanto per dire, se serve una visita il medico di base arriva con un piccolo aereo attrezzato.
All’anagrafe lei è Graziella Pantrini, nata a Borgotaro nel 1957. A 19 anni si trasferisce in Australia e diventa Grace. Non più Pantrini ma Finelli, perché questo è il cognome del suo defunto marito, originario di Roma.
Grace è una lettrice del nostro sito, ogni tanto ha commentato qualche notizia, e ha accettato la proposta di parlare un po’ di sé. «Mi mancano le montagne, qui in Australia ce ne sono poche!», risponde quando le chiediamo se senta la nostalgia della sua terra d’origine.Da piccola Graziella abita con la nonna a Comune Soprano, frazione di Bardi. Ha cinque anni quando si trasferisce in Svizzera con la famiglia, perché il padre lavora nelle ambasciate («Era in archivio»). Prima Berna, poi vari anni a Ginevra e nel 1976 l’Australia. «Sono venuta con i miei genitori, mio padre venne trasferito da Ginevra a Perth, in Australia Occidentale, al Consolato d’Italia – spiega Graziella-Grace -. Abbiamo fatto il viaggio in nave con la “Galileo Galilei”: è durato 27 giorni».
Oggi gli aerei accorciano i tempi, ma i chilometri restano. E con Bardi resta vivo un amore a distanza: «Torno ogni anno, se posso, a trovare i miei genitori a Noveglia. Poi visito tante altre frazioni, dove ho ancora amici e parenti. Quella a me più cara si chiama Spiaggere, ora totalmente disabitata». Dalle passeggiate nelle viuzze di quei paesini, fra il silenzio delle case e le piccole stalle trasformate magari in ricoveri per attrezzi, Graziella Pantrini ha ricavato una serie di foto per un calendario sulla Val Noveglia, intitolato «Cielo e sassi».
Scatti con cui porta a Brisbane angoli di Appennino. Magari al suo liceo. Le materie che insegna? «Francese, italiano, storia e geografia ma la mia passione è Special Education», cioè l’attività dedicata ai giovani portatori di handicap. Ma fino all’anno scorso Grace non insegnava in una scuola classica. La sua aula era grande dieci volte l’Italia e “incontrava” i suoi alunni solo alla radio, come quelle che in Italia usano le forze dell’ordine o i camionisti. Lavorava infatti per la Cairns School of Distance Education e si capisce che l’attività l’ha molto appassionata. «Si insegnava via radio (onde lunghe) a ragazzi che vivono in “Stations”, cioè in tenute di bestiame – ci scrive Grace -. Dalle 2mila vacche in su, proprietà grandi quanto l’Emilia-Romagna». Le persone che ci vivono «si spostano con elicotteri oppure piccoli aerei privati perché sono molto isolati nel “bush” australiano. Una mia studentessa è rimasta a mandare avanti una di queste proprietà con l’aiuto dei vaccari». Graziella è una bardigiana cosmopolita, dicevamo, perché è legata alle sue radici ma è cresciuta all’estero. Da giovane ha deciso che sarebbe rimasta in Australia, anche quando la sua famiglia si è spostata di nuovo per lavoro. Potrebbe essere un esempio per i giovani? Andare all’estero, viaggiare, imparare le lingue e cercare opportunità “oltreconfine”: tutto questo è un tema di attualità, che non manca di far discutere. Le chiediamo: «E’ difficile fare una scelta come la sua?». «Quasi tutti gli italiani che ho conosciuto qui si sono abituati benissimo – risponde Grace -. Ci sono molti giovani che vengono qui per rimanere. Il governo australiano manda avanti un’iniziativa: si viene qui e si lavora per 6 mesi in un posto e i 6 mesi seguenti in un altro. Se il rapporto dei datori di lavoro è buono, il visto viene rinnovato per i 12 mesi successivi, che però devono essere svolti a lavorare in un posto rurale, in qualche proprietà. Qui nel Queensland molti di loro vanno a raccogliere banane oppure mango. Alla fine dei due anni ti danno il visto da residente. Vedo che molti di questi ragazzi sono anche laureati ma mi dicono che l’Italia è un posto per chi il lavoro lo ha già. E per i giovani, niente». ANDREA VIOLI