Alla morte di Polissena Landi nell’anno 1679, il nipote ed erede Gian Andrea III Doria prese possesso dello “Stato Landi”, ma la scomparsa di Polissena significò anche l’estinzione del suo casato. Questo evento era atteso da molto tempo dai Farnese che adottarono forti pressioni verso l’Imperatore Leopoldo I per ottenere il possesso dei territori ambiti da secoli. In questo contesto storico venne a mancare al Doria anche un forte appoggio diplomatico e militare spagnolo mentre i Farnese, che riconobbero l’imperialità dei feudi, minacciarono anche interventi bellici. Nel 1682 Gian Andrea ritenne “prudente, forzosa e necessaria” la vendita, per 124.714 ducatoni, di Bardi e Compiano al Duca Ranuccio II.
Il 19 e 20 agosto dello stesso anno le truppe dei Doria-Landi lasciano definitivamente la fortezza di Bardi; tutto il territorio di Bardi e Compiano passa ufficialmente sotto il dominio dei Farnese. I soldati ducali, con a capo il nuovo castellano Francesco Rondani entrano così nella roccaforte dell’ex Stato Landi; Bardi da centro, da capitale di un piccolo Stato indipendente diventa, come tutto il territorio, periferia montana di un Ducato che, con il XVIII secolo, inizierà la via della decadenza e dell’impotenza di fronte ai potenti Stati stranieri che, per lunghi anni, faranno del Ducato stesso, territorio di passaggio, occupazione e scontro (guerra di secessione spagnola).
Le truppe regolari dette “regolate” o “di fortuna” presenti nei castelli del Ducato (Bardi, Compiano, Montechiarugolo e Rossena), erano anche detti “presidi dei castelli”, in latino “Alites de Castro Parmensi”, ed erano soprannominati dal popolo “I Bianchi” per il colore del loro giustacorpo bianco a mostrine turchine (i paramani e le fodere dei giustacorpi). Ai primi del ‘700 il presidio del Castello di Bardi era composto da 70 soldati ridotti poi nel 1719 a 3 ufficiali e 42 soldati oltre ad un eventuale rinforzo dei “miliziotti”. I miliziotti erano quei sudditi che, mediante il pagamento di una tassa, erano esenti dal servizio militare, ma, pur ottenendo così l’esenzione dei servizi di guarnigione conservavano il proprio armamento e si impegnavano a prestare servizio in certe stabilite circostanze come ad esempio quelle di ordine pubblico. Appunto per supplire alle mansioni di guarnigione rimaste in tal modo scoperte il Duca procedette all’arruolamento di truppe mercenarie o “di fortuna”. BYGIUSEPPE BEPPE CONTI
Bibliografia:
CONTI G. – Truppe farnesiane al Castello di Bardi, in Valceno/Famiglia Bardigiana n.84/2002
ZANNONI, M. – FIORENTINO, M. – L’esercito farnesiano dal 1694 al 1731 – Parma, Palatina Editrice, 1981.