LA BATTAGLIA DELLA GIOSTRA E L’ASSEDIO ALLA ROCCA DI BARDI
29 NOVEMBRE 1321 – 2^ PARTE
……….Ma il fiume era costantemente vigilato da navi viscontee in modo da impedirne il passaggio. Il Cavalcabò decise allora di portarsi nel territorio piacentino, e precisamente a Bardi, ove già si combatteva contro Galeazzo Visconti nella speranza che egli fosse costretto a distogliere truppe d’assedio da Cremona, rendendo così più facile la difesa della città.
Il Signore di Milano, vistosi seriamente minacciato nei suoi territori e considerando che dopo la eventuale presa di Bardi tutte quelle forza avversarie avrebbero potuto riportare la oro minaccia direttamente contro Piacenza, riuniti 800 cavalieri tedeschi e molte migliaia di uomini della Val Trebbia condotti da: Manfredo Landi, Corrado Malaspina, Alessandro Pallavicino, lasciò l’assedio di Cremona e si portò in Val Ceno dove arrivò il 29 novembre 1321.
Il Duca di Milano, avvistato il nemico, divise le sue truppe in 3 schiere preparandosi alla battaglia decisiva.
Il Cavalcabò si trovò subito in una situazione strategica molto pericolosa, poiché era imbottigliato tra le truppe di Galeazzo ed il contingente militare situato nel castello che, con veloci puntate, metteva in difficoltà le truppe Guelfe. Egli, fidando del valore delle sue truppe, le divise in 5 colonne e fu il primo ad assaltare il nemico.
La battaglia si svolse nel raggio di 3 – 4 chilometri dal castello, ma lo scontro più aspro avvenne nella zona ancora oggi denominata la “GIOSTRA” in località Diamanti.
Possiamo immaginare, senza molta fantasia, l’assalto della cavalleria guelfa contro le prime linee di picchieri o “Sergenti a piedi” che, in genere, stavano inginocchiati a terra tenendo la lancia o la picca saldamente conficcata al suolo ed inclinata in avanti a giusta altezza, per arrestare i cavalieri nemici nel loro slancio, mentre dalle postazioni dei balestrieri e degli arcieri, micidiali dardi sibilavano contro il nemico.
Impassibile Galeazzo avrà assistito a questo primo assalto circondato dai signori feudatari armati di tutto punto e dai “Sergenti montanti” cioè dai cavalieri armati alla leggera con lancia e spada che avevano il compito di proteggere ed agevolare il combattimento del cavaliere e di eseguire azioni di disturbo.
La lotta fu aspra ed incerta per molte ore, ma infine la potenza dell’urto della cavalleria tedesca, mandata all’assalto dal Visconti, annientò le truppe nemiche; lo stesso Cavalcabò fu colpito a morte a poca distanza dalla cappelletta di San Biagio (l’odierna Madonnina delle Grazie) e con lui caddero moltissimi altri combattenti, tanto che la cronaca del Musso dice: “Strages magna facta est mortuorum”.
Alcuni storici affermano invece che la cappelletta di San Biagio fosse costruita a ricordo di questa vittoria.
Il corpo dello sconfitto Cavalcabò fu trasportato a Parma ed il giorno 6 dicembre ebbe solenne sepoltura nella chiesa dei frati minori. Altri autori hanno invece pensato che le spoglie del cavaliere cremonese fossero sepolte nella cappelletta stessa.
Giuseppe Beppe Conti FB
Bibliografia:
Cavalli W. – La Madonnina delle Grazie – U.T.PC – 1956
Conti G. – Bardi 29 novembre 1321, La battaglia della Giostra – Fava – PR – 1994
– La sconfitta dei Guelfi a Bardi, in La Giovane Montagna 15/05/1938
Pongini G. – Storia di Bardi e della Valceno – PR – Ed. Palatina – 1975