IL COLLASSO DEMOGRAFICO DELL’APPENNINO
Oggi stiamo (relativamente) bene.Non c’è paragone rispetto alle condizioni di vita della popolazione a inizi del Novecento. Tuttavia, come ha scritto Pierre Chaunu, riferendosi alla crisi demografica: “E’ la peste bianca, una delle più subdole che il mondo abbia mai conosciuto. Nessun cadavere di topo aveva annunciato il suo arrivo. E’ una peste che non riempie i cimiteri, ma che svuota i reparti di maternità.” Nella figura le piramide della vita di Bardi e dell’India. Se si capiscono questi grafici si capisce perchè in appennino non c’è futuro. Non è che nel resto d’Italia vada molto meglio, perchè 1,3 figli medi per coppia annunciano il collasso sociale, nel volgere di pochi decenni.
Purtroppo da decenni non si fa nulla, o molto molto poco, per rendere possibile una vita accettabile, soprattutto per i giovani, in collina e montagna: città con sempre maggiori problemi e grandi vuoti poco oltre la periferia delle stesse. In una società in cui la quantità e qualità dei servizi sono diventati l’elemento caratterizzante, le lacune paiono incolmabili. Pertanto occorre gestire un aggravamento generale della situazione. La mancanza di una vera e coraggiosa politica a sostegno della famiglia crea il deserto. Se non ci si muove in questo, è inutile piangerci addosso