ANNO 2017. L’ARANDORA STAR APPRODA AL TEATRO DI PESCARA SABATO 20 E DOMENICA 21 MAGGIO 2017 IN ANTEPRIMA NAZIONALE.

DITELO ALLE STELLA TESTO E REGIA DI FEDERICA VICINO.

CON DAVIDE CLIVIO, MASSIMO LEONE E CON FEDERICO SPONSILLI, PIERLUIGI LORUSSO.

UNO SPETTACOLO  TEATRALE CHE PARLA DI GUERRA E DI EMIGRAZIONE ISPIRATO ALLA VICENDA STORICA DELL’AFFONDAMENTO DELLA ARANDORA STAR (2 LUGLIO 1940)

TEATRO FLORIAN ESPACE – PESCARA SABATO 20 – DOMENICA 21 MAGGIO 2017

“Ditelo alle stelle” – la trama.

Il tenente Ingo Wiellefram, pilota della Luftwaffe, è stato catturato dagli inglesi durante la battaglia di Dunquerque. Emanuele Conti è un giovane emigrante italiano, originario di un piccolo paese dell’entroterra dell’Emilia Romagna. Fa il cameriere in un caffè italiano ed è appena diventato padre di un bel bambino. Il destino li fa incontrare a bordo di una nave: l’Arandora Star. Il primo è un prigioniero di guerra. Il secondo è stato arrestato con l’accusa (pretestuosa) di essere una spia del governo fascista. Sono persone molto diverse, parlano lingue diverse, hanno storie diverse, e sono diversi l’estrazione culturale e gli orientamenti politici. Ma viaggiano insieme verso uno stesso destino. Un destino amaro. Ingrato. E in questo estremo viaggio ritroveranno se stessi.

“Ditelo alle stelle” – sinossi.

Il 10 giugno 1940 l’Italia di Mussolini scese in guerra a fianco della Germania di Hitler contro Inghilterra e Francia. Il giorno dopo in Gran Bretagna Churchill lanciò il proclama: “collar the lot!!” (“arrestate tutti gli italiani”). Da quel momento, gli italiani furono considerati nemici della patria. Ma la convivenza fra cittadini inglesi ed emigranti italiani appariva minata già da tempo. Il 27 aprile del ’40, il Daily Mirror aveva scritto: “Ci sono più di ventimila Italiani in Gran Bretagna. Londra da sola ne conta più di undicimila. L’italiano a Londra rappresenta una parte “indigeribile” della popolazione”. Al momento dell’ingresso dell’Italia fascista nel conflitto, quella parte “indigeribile della popolazione” divenne agli occhi di tutti un pericolo da eliminare. Il governo inglese attuò un vero e proprio rastrellamento, che condusse all’arresto di ben 4.500 uomini. L’operazione fu portata a termine in maniera fulminea, dalla polizia e dai militari, nel cuore della notte. I prigionieri, prevalentemente emigranti di età compresa fra i 17 e i 70 anni, erano del tutto ignari di cosa stesse loro capitando; le loro famiglie si trovarono improvvisamente in condizioni disperate, alla mercé, oltre tutto, di atti di vandalismo nei loro confronti da parte della popolazione locale, stimolata da una campagna d’odio da parte dei mass media inglesi contro i “local Italians”. I prigionieri, accusati (spesso pretestuosamente) di spionaggio, furono destinati ai campi di prigionia dell’isola di Man, Paignton, in Australia e in Canada. Ma non vi arrivarono mai. La tragedia dei deportati dell’Arandora Star riassume in sé tutti gli elementi tipici che potrebbero contribuire a scrivere una delle tante pagine di “storia sociale” del nostro paese, alle quali ancora mai nessuno ha messo mano. E’ una vicenda che parla di emigrazione, di uomini che fuggono dalla miseria in cerca di un futuro migliore; è una vicenda che parla di emarginazione, di diffidenza, di razzismo; è una vicenda che parla di guerra, di folli ideologie e di altrettanto folle sete di potere… insomma c’è tutto. Nella storia dell’Arandora Star e dei suoi deportati c’è davvero tutto. Le manca una sola cosa: la memoria. Pochi hanno notizia di questa immane tragedia che, accanto a molte altre, ha segnato la storia italiana della Seconda Guerra Mondiale. Pochi sanno come andarono realmente le cose. Pochissimi ricordano e riflettono sul valore del sacrificio di chi è vissuto nell’ombra ed è morto nell’ombra, schiacciato dal complice silenzio che da sempre circonfonde la cosiddetta “guerra sporca”.! Da questi spunti, da queste riflessioni, nasce l’idea di allestire lo spettacolo: “Ditelo alle stelle”. La necessità è sempre e solo una: tenere viva la memoria. E anche tenere ben presente che dietro il “numero delle vittime”, che di solito viene riportato nelle cronache, ci sono persone, persone vere, con le loro anime, le loro storie, i loro affetti, le loro grandezze, le loro miserie, i loro sogni, le loro aspirazioni, le loro paure. Perché! la guerra non è fatta di numeri, ma di persone.!

“Ditelo alle stelle” – note di regia – Federica Vicino

La tragedia dell’Arandora Star mi ha colpito molto. Mi occupo da sempre di teatro sociale e civile. Ho affrontato temi storici, come il Brigantaggio post-unitario, la Resistenza, l’emigrazione italiana del secondo dopoguerra, lavorando a spettacoli che mi hanno sempre coinvolto emotivamente, prima che sul piano professionale. Poi, per caso, ho scoperto la storia dei deportati dell’Arandora Star, che non conoscevo. Mi sono imbattuta in questa pagina nera della Seconda Guerra Mondiale nella quale ci sono tutti i temi e gli spunti che mi piace affrontare e sviluppare in teatro, lavorando con i miei attori: c’è l’emigrazione, c’è la guerra, c’è la madre terra e c’è il distacco da essa, c’è l’emarginazione, c’è la forza di chi non vuole né può arrendersi. Ma accanto a tutto questo, la vicenda dell’Arandora Star mi ha suggerito, per qualche misteriosa ragione, un riferimento al vecchio, atavico principio dell’amore e morte, all’eros e tanathos della tradizione classica. E dunque “Ditelo alle stelle” è un testo nato e sviluppato attorno a questo spunto: l’uomo si sente uomo quando scopre di essere capace di amare. Amare la madre, un fratello, la moglie, o il figlio appena nato… ma amare. Amare incondizionatamente, perché è necessario ritrovare dentro se stessi il proprio “essere umani”, soprattutto quando si va incontro alla morte. Amare perfino il proprio nemico. O colui che si credeva tale.! E’! questa l’unica risposta possibile. 

Un po’ di storia.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i paesi di entrambi gli schieramenti applicarono l’internamento dei cittadini originari dei paesi nemici per timore dello spionaggio. L’Arandora Star, imbarcazione britannica che era stata una nave da crociera, fu riconvertita dal governo inglese in nave cargo e adibita al trasporto degli internati dell’Asse in Canada. Il primo luglio del 1940 sull’Arandora Star furono imbarcati 1500 prigionieri: si trattava di cittadini italiani, tedeschi e austriaci di sesso maschile, molti dei quali erano immigrati nelle Isole britanniche da tempo. Fatta esclusione per gli 86 prigionieri di guerra, gli altri uomini erano civili tra i 16 e i 75 anni.A costoro vennero negati i diritti civili e politici, compresi quelli riconosciuti dalla Convenzione di Ginevra. A molti vennero confiscate le proprietà. Ai familiari non fu detto che i parenti arrestati sarebbero stati deportati. La nave fu sovraccaricata e i prigionieri furono ammassati nelle cabine, trasformate in celle. Inoltre, senza una ragione plausibile, lo scafo venne ridipinto di un anonimo grigio e l’imbarcazione non esponeva alcun segnale convenzionale che potesse far identificare la sua reale funzione (come il simbolo della Croce Rossa). Il 1º luglio 1940, l’Arandora Star salpò dal porto di Liverpool. Destinazione: Canada. Il 2 luglio 1940, a largo della costa nord-ovest dell’Irlanda, fu colpita da un siluro lanciato dall’U-Boot U-47, e affondata. L’equipaggio dell’U-Boot dichiarò in seguito di essere stato tratto in inganno dalla livrea grigia che faceva sembrare la nave un mercantile provvisto di armi in dotazione alla marina britannica. L’Arandora Star, senza più potenza motrice, affondò in trentacinque minuti. Persero la vita più di ottocento persone, 446 delle quali erano italiane.

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