Stato Landi secolo XVII. La caccia all’orso nel racconto surrealista dello scrittore parmigiano Antonio Tacete recentemente scomparso e il suo ricordo

NEL RICORDO DELL’AMICO SCRITTORE ANTONIO TACETE (1970 – 2024)

Antonio Ugolotti Serventi, che si è autoribattezzato “Antonio Tacete” si definisce scrittore surrealista e reincarnazione del poeta francese Desnos. La sua è una scrittura dallo stile surreale, un caotico magma d’immagini visionarie e sorprendenti allucinazioni, accostate una all’altra, in un incastro di eccessi, simboli e metafore. Antonio possiede una mente innocente e diabolica, libera di spaziare sopra gli uomini e le cose e creare, senza inibizioni e senza filtri, un universo narrativo grottesco, stravagante e provocatorio.

Una notte del seicento i cacciatori chiamati Albatrio Vascelli, Paradisello Diavoli, Cappio Castragalli, Veleno Permus e un bardo bardigiano, con infilato ad un dito un anello dal bugnone d’ argento fuso a forma minuscolissima di castello di Bardi, in cui era richiusa una goccia dell’ anima del fantasma di un Landi, andarono alla caccia dell’ orso nei boschi dell’ alta Valceno- nelle terre dei duchiconti Landi. Partirono cosi’ con lance, asce e verrette ed uno di loro aveva una gorgiera di seta a forma di arnia, in cui erano nascoste tante apine: addomesticate ad assalire e punturare la bestia feroce, appena fosse comparsa. Infine arrivarono davanti ad un noce gigantesco, il quale, siccome il seicento e’ il secolo dei muscoli barocchi ed ipertroficamente sviluppati, era cresciuto nodosamente nerboruto con appese tenacemente noci giganti come botti- e nel mentre lo sbatterono con un bastone- svegliarono un orso, cosparso di miele fosforescente nel buio e appollaiatovi dentro una di queste, che volando giu’, si avvento’ contro uno di loro- mostrandogli tutti i denti aguzzi all’ interno delle fauci aperte ma le apine lo stordirono, pungendolo- uscite dalla gorgiera ricamata a forma di alveare e gli altri lo trafissero ed uccisero. L’ orso fu impagliato ed imbalsamato e divento’ un peluche, dagli occhi infantiloni di un pupattolo di Bardi che vi dormiva di fianco nel letto.

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