Giulio Rossi e gli Emigranti della Valceno. Nuovo importante libro del Centro Studi Valceno

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PRESENTAZIONE UFFICIALE A BARDI IL 13 AGOSTO 2024 FESTA DELL’EMIGRANTE

La storia della nostra emigrazione è storia antica. “Anche gli uomini di questo comune si recano in gran numero all’Oltrepo, o nella Corsica per procacciarsi da vivere una buona parte dell’anno; donde poi fanno ritorno a primavera con qualche somma di denaro; alcuni ancora vagano per più lontani paesi con organelli, scimmie, orsi e mercerie. Così Lorenzo Molossi parlava di Bardi nel suo “Vocabolario topografico dei Ducati di Parma e Piacenza –1832/34”; ed ancora soffermandosi sul territorio comunale di Boccolo de Tassi, oggi frazione di Bardi egli scrive: “La popolazione è di 2474……e le case, o meglio i tuguri, ascendono a 603………..I prodotti del suolo e dell’industria sono assai tenui; il perché molti abitanti si riducono, per 8 mesi dell’anno nell’Oltrepo ai lavori dei campi, o delle seghe. E que’ della parrocchia di Santa Giustina (la più popolosa del com.) vi guadagnano così in quella seconda opera, da vivere colle famiglie loro più agiatamente di tutti gli altri…” e, parlando specificatamente di Santa Giustina, “…..I suoi abitanti sono molto industriosi, e per circa 8 mesi dell’anno stanno in gran numero nell’Oltrepo a segar legname, dal qual mestiere ritraggono da vivere assai comodamente…..”.
Il Capitano Antonio Boccia nel 1804, durante un lungo viaggio, del quale scrisse un preciso resoconto intrapreso per ordine del Ministro Moreau de Saint Mery, amministratore dello Stato di Parma, così descrive, il villaggio di Strepeto, oggi nel comune di Bedonia, “……ed in particolare Strepeto, che nel verno è abbandonato da quasi tutti gli abitanti, comprese le donne e le fanciulle, molte delle quali vanno accattando per la Città di Parma..”.

La storia dell’emigrazione è anche storia di miseria, fame e sofferenza; Uberto Marin nel suo testo “Italiani in Gran Bretagna –C.S.I. Roma – 1975”, nel capitolo che riguarda i Girovaghi è molto esplicito “…….Questi mestieri ambulanti spesso venivano esercitati da uomini soli che avevano lasciato la famiglia in Italia dove rientravano per la stagione invernale. Si valevano dell’aiuto di bambini (raramente di bambine), presi in consegna a volte dall’Italia stessa, per cui erano chiamati

padroni. Le provincie italiane di provenienza erano soprattutto Parma, Piacenza e Lucca;……..Due località tristemente famose per questa specie di tratta di bambini furono Bardi (Parma) e Barga (Lucca)………”.

L’emigrazione bardigiana ha documentazione significativa dal 1880 in poi; ma la prima fase, come abbiamo sopra scritto inizia molto prima ed è caratterizzata anche da viaggi all’estero intrapresi da individui che viaggiano da soli e fanno presto ritorno in patria, o da gruppi di persone dello stesso villaggio in cerca di lavoro stagionale.
Segue la seconda fase: quella pionieristica che va dal 1880 circa all’inizio della prima guerra mondiale. In questa fase emigrano anche gruppi famigliari che spesso prendono il Galles come punto di riferimento inserendosi nella ristorazione (ristoranti, gelaterie e bar); abitanti di alcune frazioni come Gravago preferiscono puntare oltre oceano verso Stati Uniti e Canada, altri, soprattutto gli abitanti di Boccolo Tassi vanno a lavorare in Francia preferibilmente come fuochisti da riscaldamento durante la stagione invernale.
La terza fase vede il fenomeno migratorio della zona allinearsi con quello del resto della nazione nel primo ventennio del XX secolo, mentre l’ultima fase migratoria, è da collocare nel secondo dopoguerra fino agli anni sessanta, periodo in cui i nostri concittadini sono richiamati all’estero sempre da motivazioni di lavoro, ma attraverso canali più regolari e più ricchi di garanzie lavorative e assistenziali.
La storia dell’emigrazione è la nostra storia e non va dimenticata. Per questi motivi, con piacere, abbiamo chiesto al giornalista e scrittore Beppe Conti di approfondire la figura di un nostro emigrato che, con fatica e tenacia si è fatto conoscere, ammirare ed apprezzare in terra francese.
Alle pagine su Giulio Rossi abbiamo voluto però aggiungere anche altri significativi studi sulla nostra emigrazione fenomeno molto complesso ma che, a nostro avviso, va sicuramente approfondito anche a livello scolastico affinché diventi “memoria collettiva” della nostra comunità, della nostra nazione, per poter affrontare e capire maggiormente i nuovi fenomeni migratori verso l’Italia.

Ing. Andrea Pontremoli – Presidente Centro Studi Valceno
Uff. Giuseppe Conti – Direttore Centro Studi Valceno

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