NOTE A CURA DI GIUSEPPE BEPPE CONTI
Non poteva certo Ubertino, abituato agli agi della corte di Re Manfredi ed alle comodità dei suoi feudi dimorare nei locali del Castello. Salvo casi eccezionali egli abitava questa grande casa-forte. Essa si trova poco distante da Brè di Gravago, ed oggi si chiama ancora Caminata come allora. Ubertino la considerava come uno dei suoi castelli, giacchè così è chiamata nell’atto di Giovanni de Rallio de 7 settembre 1253, col quale investe a fitto perpetuo di alcune terre”prope ecclesiam Tuscha,” Bernardo Bulino. L’atto si chiude:” Actum in castro Caminata diminii domini Ubertini de andito”presenti tre testi della Tosca che insieme al beneficato avevano attraversato il monte per accorrere alla vicina dimora del loro Signore.
Dopo la morte di Ubertino il castello rimase infeudato ai Landi ancora per alcuni secoli e nella storia piacentina il nome dei Landi di Gravago non di rado si incontra, Alberigo fu capitano del popolo a Cremona nel 1279 e Pretore ad Arezzo nel 1281.
Successivamente nel .1687 il castello venne quasi abbandonato; la sua vita era determinata dall’importanza che veniva ad avere nelle battaglie locali da tempo cessate, ed il feudo passo ai Platoni di Borgotaro, anch’essi pallido ricordo dell’antica potente famiglia.
Nel 1769 erano confeudatari i fratelli Trolio e Anchise Platoni.
Nel 1772 il Conte Carlo Platoni che fu l’ultimo feudatario, avuta dal Duca di Parma l’ingiunzione di abbandonare il luogo, si ritirò a Borgo San Donnino ove tuttora se ne ricorda la famiglia estintasi nel XIX secolo .
In seguito all’abolizione dei feudi il castello e le sue adiacenze passarono alla Camera Ducale, e Gravago divenne parte della giurisdizione del Comune di Bardi.
By Giuseppe Beppe Conti.