TRUPPE FARNESIANE AL CASTELLO DI BARDI PARTE SECONDA. (1^ PUNTATA). VALCENOSTORIA N. 30. (r)

IN COPERTINA: IL PRINCIPE FRANCESCO FARNESE, DUCA DI PARMA-PIACENZA-CASTRO, GRAN MAESTRO DELL’ORDINE COSTANTINIANO DAL 1698 AL 1727.

Altre interessanti notizie sull’amministrazione militare della fortezza di Bardi, tra il 1717 e il 1720, sotto il dominio di Francesco Farnese, ci vengono dalla relazione del prof. Giacomo Manfredi: “Il presidio militare di Bardi in alcune inedite carte farnesiane. 1717-1720”, che troviamo nel volume curato dalla Deputazione di Storia Patria per le Provincie Parmensi – Per la Rocca di Bardi – Seduta in onore si S.E. Monsignor Antonio Samorè. Bardi 17 settembre 1961.
In quegli anni era Comandante delle truppe farnesiane, per i territori di Borgotaro, Bardi e Compiano, il Conte Ottavio Caraccioli Borghi il quale era in frequentissima corrispondenza con il Duca cui riferiva puntualmente ogni più piccolo fatto che potesse interessare non soltanto l’ordine militare, ma anche l’ordine pubblico; e attraverso le lettere responsive del Farnese, nonché da qualche allegato alle stesse è possibile conoscere, per quel periodo, il succedersi dei vari problemi che quotidianamente si imponevano al Presidio che aveva sede nel castello.
Con lettera del 20 settembre 1717 il Conte Caracciolo Borghi aveva visitato Bardi e aveva ragguagliato il Duca sulle provvidenze da assumere per la difesa della Rocca. Con lettera del 20 settembre 1718 se ne ordinavano opere di restauro scrivendo il Farnese: “Non lascerà di far subito metter mano al risarcimento della caduta di pietre, e mura scopertasi al posto di S. Giovanni, ed al Rivellino dell Porta della Fortezza di Bardi, onde venga rimediato al maggior, male che ne potesse succedere”.
Altro pericoloso inconveniente in quei mesi fu la segnalazione che il magazzino delle polveri era collocato in prossimità di un camino, ed il Farnese il 22 agosto 1718 ordina che detto camino “sia murato e turato”, rimanendo le polveri nel luogo ove già si trovavano.
Non può dirsi con sicurezza il numero dei soldati di stanza in Bardi. Il Conte Caraccioli Borghi aveva proposto di elevarlo a trecento uomini, ma il Duca aveva riposto: “Giudico, che per ora si possa stare osservando in che situazione si pongano le cose, per prendere poscia quelle risoluzioni che sembreranno più convenevoli, mentre intanto in qualche urgenza tutta affatto improvvisa, che però spero non sia per succedere, potrà il Castellano chiamar subito qualche quantità di milizie del paese”.
Sappiamo però che il contingente delle truppe, secondo quanto ricavasi dalla lettera del 2 giugno 1719, variava di volta in volta che si operavano cambi. Più precisamente doveva esservi un contingente fisso costituente il presidio cui veniva aggiunto un distaccamento della consistenza conforme all’apprezzamento del Duca che in quella lettera scriveva: Lascerò, che faccia formare il nuovo dettaglio delle Guardie della Fortezza di Bardi, e di Compiano sul piede di quaranta soldati de Distaccamenti che dovranno restarvi oltre i soliti Presidi di ciascuna”, e ciò, in relazione ad una precedente del 23 maggio in cui aveva annunziato di voler ridurre il contingente del distaccamento, da 70 a 40 uomini.
Da una lettera del Castellano di Bardi, Conte Giuseppe Mandricardi, del 12 aprile 1720 si rileva che la sala d’armi del castello conteneva cento fucili. Il rapporto tra il Castellano e la popolazione era spesso tesa soprattutto quando giungevano alla Fortezza contingenti di rinforzi ed egli ordinava di consegnare (1718) 36 trapunte e altrettante paia di lenzuola, pagliericci e coperte, minacciando di mandare i granatieri a prenderli tutto a loro discrezione. Questo Castellano non doveva possedere un carattere propriamente mansueto viste le lettere e petizioni di lamentele che arrivavano da privati, militari e popolazione al Duca.
Connesso al buon funzionamento del Presidio di Bardi, era, naturalmente, il problema dell’approvvigionamento e munizionamento del Castello. Esiste al riguardo la nota di quanto doveva essere provveduto, e cioè: “Legumi cioè Fave, e Ceci in tutto stara cento, et in mancanza di questi per la natura del Paese stara cinquanta di Fava, e Pesi sessanta di Riso suppliranno per esse.
“Olio, venti pesi per i quali vi sono le Pietre”.
“Lardo o Grasso liquifatto, pesi tre”.
“Carne in sale in ragione di libbre una almeno per Uomo ogni giorno Pesi settecento venti per il quale vi sono le Tine”.
“Duecento fucili di riserva, oltre quelli de quali fossero provveduti i difensori, colle sue Baionette molto vantaggiose in una difesa.”
“Mille pietre da fucili, e duecento Bacchette.”
Travi, candele e Assoni per far ponti ed altro occorrendo.”
“Spontoni, Mezze Picche ed Alabarde, per essere quelle, ch’ora vi sono inutili.”
“Cordaggi d’ogni sorte, catene e chioderie diverse.”
“Li servigi del cannone per essere essi totalmente consunti.”
“Badili immanicati numero duecento ed altrettanti picconi.”
“Due Forni migliori dei presenti.”
“Bombardiere vigoroso e giovane per essere il presente vecchio e di poca forza.”
“Utensigli per trasportare la terra.”
“Scuri numero cinquanta. Marazze numero cento e altrettanti Scurotti con testa.”
“Aceto Brente dieci e Vino Brente duecento quaranta in ragione di un Boccale al giorno per Soldato, assieme con le Botti da conservarlo.”.
 FINE PRIMA PUNTATA
BY GIUSEPPE BEPPE CONTI FB

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